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SEO e ADV: Quale strategia rafforza davvero l’immagine professionale

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Costruire una reputazione digitale non è mai frutto del caso. In ambito professionale la concorrenza online cresce di giorno in giorno. Per questo, consulenti, avvocati o altre figure professionali devono decidere con cura come farsi trovare, ricordare e, soprattutto, apprezzare.

 

Le due vie maggiormente prese in considerazione sono rappresentate dalla SEO, sigla che indica Search Engine Optimization, e dalla pubblicità a pagamento, chiamata spesso ADV.

La prima lavora sui contenuti per posizionarsi in cima ai risultati di ricerca, la seconda consente di acquistare spazi per comparire subito davanti agli occhi dell’utente.

La domanda rimane aperta: quale delle due strade rafforza in modo stabile l’immagine di un professionista?

 

SEO: autorevolezza costruita nel tempo

La SEO applicata al personal branding consiste nell’ottimizzare pagine, articolie profili sul web per farli emergere tra i risultati organici di Google. Attraverso parolechiave specifiche, una struttura logica e link interni studiati correttamente, il professionista trasmette la propria competenza prima che l’utente clicchi.

Un esempio è rappresentato da un sito come Il blog dei professionisti: guide, approfondimenti tecnici spiegati in modo chiaro e casi studio permettono ai professionisti che decidono di scrivere in questo sito di scalare la SERP e di diventare unpunto di riferimento per chi cerca una risposta a precise domande.

Il vantaggio più evidente è rappresentatodalla fiducia generata. Se un potenziale cliente trova lo stesso nome in vari articoli, in interviste su portali di settore o in risposte alle proprie domande frequenti, sviluppa una percezione di solidità.

La SEO funziona propriocome un investimento: richiede tempo, ma il valore cresce nel tempo. Si pubblicano guide complete, tutorial, opinioni, spiegazioni, glossari specializzati, elementi che moltiplicano citazioni e contatti, senza dipendere da un budget pubblicitario giornaliero.

 

La visibilità immediata, ma effimera, con l’ADV

Quando si parla di ADV, si fa riferimento alle inserzioni sponsorizzate su Google Ads, ma anche su social come Instagram, Facebook e piattaforme simili. Impostando un target preciso, con l’indicazione di località, interessi, posizione lavorativa, il messaggio appare subito sullo schermo di chi potrebbe trarne vantaggio. La rapidità è l’asso nella manica di questa strategia: in poche ore si generano clic e a volte anche vendite.

Ma bisogna ricordare che, di contro, l’ADV presenta due limiti strutturali. Prima di tutto, viene percepita come comunicazione spiccatamente commerciale, perciò non sempre consolida l’autorevolezza, specialmente in ambiti in cui la fiducia è essenziale, come, ad esempio, la consulenza legale.

Anche il secondo punto è semplice: smettere di investire un budget nella pubblicità significa non comparire più tra i risultati di ricerca in evidenza. Una campagna che viene sospesa, naturalmente, azzera il traffico, lasciando il professionista di nuovo a competere nei risultati organici.Per questo l’ADV funziona per spingere iniziative a tempo,ma fatica a sostenere un brand personale nel tempo.

 

SEO vs ADV: le due tecniche a confronto

Quando si analizzano le due strade, emerge un contrasto netto in molti aspetti. La SEO è una strategia paziente che, giorno dopo giorno, permette di costruire contenuti che coinvolgono senza forzature. L’utente, trovando risposte utili e pertinenti, attribuisce al professionista competenze concrete e, a lungo andare, affida a quella fonte le proprie ricerche future.

L’ADV, invece, è come una luce accesa all’improvviso, che raggiunge immediatamente ogni persona in targete indirizza verso una pagina pensata per convertire.

Nel caso del posizionamento organico, il costo iniziale è spesso limitato alla produzione di articoliottimizzati e alla loro periodica revisione; nel caso dell’ADV, la visibilità dipende da un budget quotidiano, da monitorare con costanza perché ogni pausa fa calare il volume di traffico.

Anche la percezione cambia: il risultato organico, acquisito “meritando” la posizione in SERP, trasmette autorevolezza, mentre l’inserzione porta con sé la dicitura “sponsorizzata”, elemento che a volte induce diffidenza o almeno una lettura più critica.

L’ottimizzazione organica privilegia relazioni stabili, lead qualificati e passaparola. Invece, la pubblicità a pagamento mira a farsi notare nell’arco di poche ore, ma solo con un certo budget da destinare. In questo caso, quindi, la visibilità è messa a rischio sul lungo periodo, perché non sempre si può continuare ad investire il necessario.

 

Tecniche SEO per professionisti: Come strutturare un articolo

Per guadagnare visibilità con la SEO conviene pensare a ogni articolo come a una consulenza gratuita: si comincia con un titolo coinvolgente, non oltre 60 caratteri, che contenga la parolachiave principale e susciti curiosità.

Si prosegue con un’introduzione rapida, formata da poche righe di testo, che spiega il problema che si sta per approfondire e permette dimettere subito in campo l’esperienza personale.

Subito dopo, unasuddivisione corretta dell’articolo in paragrafi H2 e H3 ordina le idee e invita il lettore a una lettura che scorre tra sottotitoli, elenchi puntati e frasi in evidenza.

Prima di scrivere il corpo del testo, bisognerebbe scegliere una keyword primaria e due o tre varianti semantiche, da distribuire con naturalezza nei punti rilevanti (il titolo, le prime parole, i sottotitoli, gli attributi alt delle immagini) senza forzarne la presenza.

I periodi dovrebbero essere brevi quando si spiegano i concetti complessi e si possono alternare a frasi più ampie, per permettere al motore di ricerca di cogliere laricchezza lessicale.

Prima della pubblicazione, è utile scrivereuna metadescription riassuntiva di circa 150 caratteri, per riassumere il testo e invitare gli utenti a cliccare per leggerlo.